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Simone Piccardi, 22-05-2024 10:44
Gestire filesystem cifrati usando LUKS¶
Un'opportuna protezione dei dati è una componente essenziali di una politica di sicurezza, in particolare quando questi possono essere sensibili. Dato che i dati di un computer sono in genere mantenuti su disco, un eventuale furto (o copia) dello stesso comporta la possibilità di acquisirne tutti i contenuti. Per prevenire questa evenienza la soluzione utilizzata prevalentemente è quella di cifrare il contenuto di un disco, in modo che i suoi contenuti non possano essere acceduti senza una opportuna autenticazione di chi lo vuole utlizzare.
Sui sistemi Linux per cifrare i contenuti di un intero disco viene normalmente utilizzato LUKS, acronimo di "Linux Unified Key Setup", che si propone come lo standard per la crittografia dei dischi, offrendo un formato standard "on-disc", la possibilità di avere più di una coppia chiave-passphrase per l'accesso ai contenuti ed una gestione sicura di tutte le chiavi. Varie distribuzioni (ad esempio nel caso di Debian e derivate) consentono installare direttamente il sistema cifrando il disco, nel qual caso tutte le operazioni vengono gestite dal programma di installazione, e non le tratteremo qui, esaminando invece come effettuare la stessa operazione quando si aggiunge un disco esterno.
Dato che cifrare il disco ha comunque un impatto sulle prestazioni, in genere questo non viene fatto per i server, confidando sulla sicurezza dell'accesso fisico degli stessi, che si presume non consenta l'acquisizione dei dischi degli stessi da parte di terzi malintenzionati. Ma anche con questa assunzione l'esigenza di cifrare il contenuto di un disco rimane, in particolare quando si usano dischi di backup rimuovibili (che in genere devono essere spostati in una diversa collocazione per la realizzazione di una procedura elementare di disaster recovery) in modo da proteggere i dati in essi contenuti.
Più in generale si ha questa esigenza tutte le volte che si vogliono proteggere i dati salvati su un supporto esterno o su un disco aggiunto in un secondo tempo. In tal caso occorre eseguire le operazioni di gestione dei dischi cifrati manualmente, nelle modalità che esamineremo nel seguito. Infine un disco cifrato con LUKS, nel caso lo si sia formattato con una filesystem compatibile (es. vfat), è accessibile anche dai sistemi Windows usando LibreCrypt.
Creazione di un disco cifrato¶
Per utilizzare LUKS da Linux è necessaria una versione del programma cryptsetup
che lo supporti, ormai disponibile su tutte le distribuzioni. Si può comunque verificare la presenza del supporto con il comando cryptsetup --help
controllando in coda la presenza delle opzioni relative a LUKS. Nel caso in cui questo comando non fosse presente su Debian lo si può installare semplicemente con:
apt-get install cryptsetup
A questo punto è possibile iniziare il lavoro di preparazione del dispositivo, nel nostro esempio assumeremo il caso una chiavetta USB rilevata dal sistema come /dev/sdd
.
La prima cosa da fare è verificare l'affidabilità del dispositivo e, al tempo stesso, riempire tutto lo spazio disponibile con dei dati casuali, cosa che renderà molto più difficoltosi eventuali tentativi di attacco e compromissione del filesystem cifrato creato in seguito. Prima di iniziare, va tenuto presente il fatto che a seconda della dimensione del disco, questo processo può richiedere molte ore, quindi se dovete lanciarlo su di un disco molto grande, vi conviene farlo prima di andare a dormire.
shred -n2 -v -x /dev/sdd
Se poi siete particolarmente paranoici potete aggiungere l'opzione --random-source=/dev/urandom
che usa il generatore di numeri casuali del sistema come sorgente di dati casuali. La casualità dei dati sarà migliore rispetto a quella del metodo precedente, ma l'operazione farà un uso intensivo della CPU e richiederà ancora più tempo.
Una volta completata la sovrascrittura, il disco deve essere partizionato. In questo caso l'obiettivo è creare un'unica partizione che occupi tutto lo spazio disponibile e per farlo ci sono diverse alternative, sia da linea di comando come fdisk
o cfdisk
che grafiche come gparted
e qtparted
. Si assumerà di avere creato una sola partizione, riconosciuta dal sistema come /dev/sdd1
.
A questo punto è possibile cifrare la partizione con LUKS e poi "agganciarla" al device mapper, in modo che possa essere presentata in maniera "trasparente" al sistema. E' molto importante la scelta di una passphrase abbastanza lunga e complessa poiché l'utilizzo di una frase corta e/o facilmente indovinabile vanificherebbe l'utilizzo della crittografia.
Il primo passo è inizializzare il disco per la cifratura con LUKS; per questo si usa il comando:
# cryptsetup --verbose --verify-passphrase luksFormat /dev/sdd1 WARNING! ======== Questo sovrascriverà i dati in /dev/sdd1 in modo irreversibile. Are you sure? (Type uppercase yes): YES Inserire la passphrase: Verifica passphrase: Comando eseguito con successo.
occorrerà confermare la formattazione del disco e poi inserire la passphrase, ripetendola due volte per verifica.
A questo punto si potrà attivare il disco cifrato con:
# cryptsetup luksOpen /dev/sdd1 cifrato Inserire la passphrase per /dev/sdd1:
dove si dovrà inserire, per poter accedere in chiaro ai dati del disco, la passphrase fornita con il comando precedente.
Se tutto è andato a buon fine, l'output del comando ls /dev/mapper/
dovrebbe restituire anche cifrato
fra i file presenti, confermando l'avvenuto "aggancio" della partizione criptata al device mapper, il quale fornirà su /dev/mapper/cifrato
il dispositivo su cui operare in chiaro. A questo punto si potrà creare un filesystem sulla partizione criptata con:
mkfs.ext4 /dev/mapper/cifrato
e sarà possibile montarlo con:
mount /dev/mapper/cifrato /mnt
Infine i comandi per smontare il filesystem e disabilitare l'accesso alla partizione criptata sono:
umount /mnt cryptsetup luksClose /dev/mapper/cifrato
dove il secondo comando distacca il disco dal device mapper (si potrà verificare che /dev/mapper/cifrato
non è più disponibile), rendendo impossibile l'accesso ai dati del disco.
Si tenga presente che una volta formattato un disco con luksFormat
questo potrà essere identificato, oltre che con il nome di dispositivo classico, anche tramite l'UUID ad esso associato rendendo il riconoscimento dello stesso indipendente dall'eventuale presenza di altri dischi e dall'ordine con cui il kernel assegna i vari nomi /dev/sdX
.
In particolare nel nostro caso potremo individuare eventuali dischi cifrati con:
# blkid -t TYPE="crypto_LUKS" /dev/sdd1: UUID="695fb63b-bb47-45d5-9561-15f6664c0296" TYPE="crypto_LUKS" PARTUUID="05548b2f-01"
ed in tutti i comandi riguardanti LUKS si potrà usare, al posto dell'indicazione del dispositivo specifico (nel caso /dev/sdd1
) l'indicazione dell'UUID (nella forma UUID=695fb63b-bb47-45d5-9561-15f6664c0296
).
Utilizzo dei dischi cifrati¶
Le distribuzioni sufficientemente moderne usano hal, d-bus e gnome-volume-manager (o l'equivalente per altri desktop) per la gestione dei volumi disponibili nel sistema. Quando viene collegata al sistema una chiavetta USB (o altro disco rimovibile) contenente la partizione crittografata con LUKS, questa viene riconosciuta e compare una finestra che chiede di inserire la passphrase. Se la passphrase inserita è corretta, la partizione viene montata e sarà possibile utilizzarla normalmente da tutte le applicazioni.
Qualora invece si intenda cifrare un disco di sistema (ad esempio un disco per i backup) da montare all'avvio, si deve ricorrere all'uso del file /etc/crypttab
che contiene l'elenco dei dischi cifrati che devono essere sbloccati, in modo tale da poterli poi usare normalmente dentro /etc/fstab
. Si tenga conto che in questo caso la passphrase sarà chiesta all'avvio e che se non verrà fornita l'avvio si bloccherà sulla richiesta di montaggio del dispositivo.
Il formato di /etc/crypttab
prevede quattro campi separati da spazi. Il primo campo indica il nome che si darà al dispositivo cifrato sotto /dev/mapper
(nel caso dell'esempio precedente, cifrato
), il secondo campo indica il dispositivo fisico e si può indicare con il nome dello stesso (nel nostro esempio /dev/sdd1
), o con l'UUID come detto in precedenza. Oltre che con blkid
l'UUID si può ottenere anche con il comando:
# cryptsetup luksUUID /dev/sdd1 695fb63b-bb47-45d5-9561-15f6664c0296
Il terzo campo indica le modalità con cui si sblocca il dispositivo ed il default di none
indica la necessità di fornire la passphrase sulla console. Si può comunque anche indicare un nome di un file (ad esempio da fornire su un dispositivo esterno) da cui questo verrà letto (in tal caso viene usato tutto il file e la passphrase in esso contenuta non deve terminare con un a capo). L'ultimo campo, che indica le opzioni con cui viene creato il dispositivo cifrato, nel nostro caso dovrà essere luks
.
Pertanto con un contenuto di /etc/crypttab
del tipo:
# <target name> <source device> <key file> <options> cifrato UUID=695fb63b-bb47-45d5-9561-15f6664c0296 none luks
potremo montare il disco cifrato sotto /cifrato
inserendo in /etc/fstab
la riga:
/dev/mapper/cifrato /cifrato ext4 defaults 0 2
Qualora invece si abbia la necessità di montare e smontare il disco in uno script (ad esempio in uno script per la gestione dei backup su un disco rimovibile) si pone il problema di come inserire la passphrase, che il comando normalmente richiede sia fornita su un terminale. In tal caso si potrà fargliela leggere da un file separato, ma è in genere preferibile inserire tutte le informazioni direttamente all'interno dello script, utilizzando una attivazione del disco cifrato nella forma:
echo -n passphraselungaecomplicata|cryptsetup luksOpen /dev/sdd1 cifrato --key-file=-
(dove il -n
è importante, perché l'a capo inserito da echo
nella invocazione normale verrebbe letto come carattere della passphrase).
Ovviamente in questo caso la password sarà leggibile da chi ha accesso amministrativo alla macchina, ma la protezione è pensata per proteggere il disco quando viene rimosso e spostato altrove.
Gestione delle passphrase¶
Una delle funzionalità più interessanti di LUKS, che lo rende preferibile rispetto all'uso diretto del ''dm-crypt'' elementare, è che il sistema consente l'uso di più password (fino ad un massimo di 8) che possono essere aggiunte o rimosse (posto che almeno una resti presente per poter accedere al dispositivo). Il caso più comune è quello in cui si vuole aggiungere una nuova password o cambiare quella esistente (che si realizza comunque per con una aggiunta seguita da una rimozione).
Il comando che consente di aggiungere una passphrase è il seguente:
cryptsetup luksAddKey /dev/sdd1
verrà chiesta una qualunque delle passphrase presenti per sbloccare l'accesso (all'inizio ce ne è una sola, quella impostata in fase di creazione, cui viene sempre assegnato l'indice 0) e poi l'immissione due volte della nuova passphrase. La passphrase sarà inserita nel primo degli slot disponibili (nel caso dell'esempio, se aggiunta dopo la creazione, questo sarà quello con indice 1) e potrà essere utilizzata in maniera equivalente a tutte le altre. Se lo scopo non era quello di aggiungere una nuova passhprase, ma solo quello di cambiarne una esistente, si potrà a questo punto passare alla rimozione di quella non voluta, cancellando il relativo slot.
Per individuare lo slot si può usare il comando cryptsetup luksDump
, ottenendo un risultato del tipo:
cryptsetup luksDump /dev/sdd1 LUKS header information for /dev/sdd1 ... Key Slot 0: ENABLED Iterations: 182965 Salt: 50 6d 67 70 63 33 19 c6 41 e7 c1 55 b6 02 49 89 54 79 7b 56 4e b6 78 92 c8 f8 66 e8 bb e6 a8 f1 Key material offset: 8 AF stripes: 4000 Key Slot 1: ENABLED Iterations: 144406 Salt: 56 35 b1 33 8d c9 0e b8 ba 10 a0 1c 4f 16 2b 8c d3 ec fe c8 5f 7f 23 74 79 ab 5d 96 ec 4c 4c 4a Key material offset: 264 AF stripes: 4000 Key Slot 2: DISABLED Key Slot 3: DISABLED Key Slot 4: DISABLED Key Slot 5: DISABLED Key Slot 6: DISABLED Key Slot 7: DISABLED
e a questo punto la rimozione della passhprase indesiderata (nello specifico quella dello slot 0) sarà effettuata con:
cryptsetup luksKillSlot /dev/sdd1 0
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